Ecco che oggi mi vedo compiere (e cominciare) un altro anno di quel che considero un meraviglioso «excursus», ricerca profonda della Verità, ontologicamente «aletheia» [verità esistente che si svela] e essenzialmente «kenosi». Il tentativo metodologico di (dis)continuo svuotarmi per far spazio al nuovo, che tante volte intimorisce, ma che spesso porta ad una crescita interiore e verso gli altri.

Questa intensa attesa al «kairos» [tempo giusto], non sembra  mai coincidere con gli ansiosi desideri cronologici. Ci vuole una pace che ogni tanto turba, ma che mi aiuta a dare la misura giusta della conoscenza gnoseologica della pazienza.

Bello, in conseguenza, è che ciò che la ricerca metafisica e le spiegazioni scientifiche non sono capaci di raggiungere, la misericordia fraterna “ci sta”!

In quest’anno “sophiano” sono diventato amico di tanti “bei volti”: Parmenide, Cartesio, Socrate, Luca, ma i migliori certamente sono Aristotele, Galileo Galilei e l’apostolo Paolo. Questi tre personaggi mi hanno fatto scoprire la bellezza della trinitaria interdisciplinarietà: Filosofia, scienza e teologia.

Un tuffo deciso nell’ontologia trinitaria del Creato e del Creatore mi ha aperto poi il cuore per la «pericorese» in cui sono nel mondo e nella stessa misura il mondo è in me. Nelle relazioni, amicizie, studio… in ogni esperienza ho trovato l’Amore (Àgape), che nella diversità dell’altro mi ferisce, ma che è strada unica per una profonda esperienza del Vero!

Magari, oggi, la mia ricchezza è soprattutto l’acquisizione profonda di nuove conoscenze, nuove prospettive, frutto dell’esperienza a Sophia. Ma senza i rapporti trinitari e fraterni con i compagni di studio, sarebbe una visione quasi «ideologica» dell’esperienza.

Però, l’Amore, in me, risuona non soltanto nel desiderio di portare “il Divino” all’umanità. In me il  “La accordante” è un amore unico, specifico, personale. Amare non sarà mai più, dopo quest’anno, parola con il significato assolutamente in sé. L’amore è amare CON, amore Da, amarLa.

Nel mio ventiseiesimo anno ho potuto sperimentare un sentimento nuovo, intenso, troppo grande, ma che veramente è diventato compagno e senso per la desiderata “Massima Felicità”.

L’amore ha bisogno dell’amato e dell’amante. Amore, amato, amante… la visione trinitaria del mondo non mi lascia più in pace.

Felicità, gratitudine e un forte sentimento di responsabilità nel  portare tutto quello che ho ricevuto al mondo, alle persone. Essere vero strumento del Comunicatore per eccellenza.

Volevo avere il coraggio paolino e la carità mariana, ma mi trovo più nei continui tradimenti “giudaiano” e nella assenza di fede “tommasiana”. Però, comunque, vado avanti…

… felice, non di quella felicità che ci si trasmette col sorriso, ma che è indubitabile perché fa brillare gli occhi.