Dal 4 al 6 marzo si è svolto al Centro di formazione del Movimento dei Focolari a Castelgandolfo un convegno con gli incaricati dei gruppi di specialisti che svolgono lavori di “trasformazione culturale” nei diversi ambiti della società (inondazioni). Dall’ecologia, all’economia, dalla psicologia al diritto e certamente il mondo della comunicazione (NetOne).

Durante l’incontro è stata evidenziata dai responsabili centrali, Nedo Pozzi e Vera Araujo, la necessità di portare la cultura dell’unità nel mondo, ma che sia, anche un processo di costruzione fatto insieme, trasdisciplinariamente.

Rappresentanti di altri paesi, continenti, hanno anche arricchito l’incontro con esperienze concrete nell’ambito accademico, ma anche quello della azione.

Sguardo personale del convegno

È rimasta la certezza di che questo dialogo con la cultura deve portare al mondo la vera dimensione dell’uomo, che non è centrata soltanto nel pensiero moderno, cartesiano, presente nel ventesimo secolo, ma appartiene ad un excursus filosofico che ha come genesi anche la dimensione metafisica.

Ma come fare? Attraverso lo studio, in ambito accademico e la professionalizzazione, tenendo conto dell’aspetto antropologico di ognuno, ma soprattutto attraverso il dialogo, strumento concreto che permette mettere in rapporto la cultura e l’ideale dell’unità.

Come? Attraverso il dialogo. È per mezzo di esso che ci si arriva allo sviluppo della conoscenza (lo studio è il dialogo con il pensiero precedente reso positivo), ma anzitutto è con il dialogo che ci si può fare l’«esperienza di verità», dove, staccati delle proprie idee, nel momento in cui si dialoga, ci si può trovare la risposta (tante volte inedita) puntuale a un bisogno/necessità che si manifesta in un momento specifico.

In ciò vedevo anche il disegno specifico del NetOne: suscitare il dialogo (oppure il desiderio di dialogare) mettendo in evidenza (non in modo superficiale) ciò che rimane nascosto socialmente.

Le parole di incoraggiamento della presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce, mettevano in luce l’importanza di non tenere lo sguardo soltanto nella dimensione in cui ognuno di questi lavori di dialogo si trova, ma guardare il «Progetto» che si nasconde dietro di essi.