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[vidaloka] Reflexões pessoais e cristãs

Foto feita em junho no Santuário de Fátima, Portugal

Eis-nos finalmente a Genebra…

Depois da longa viagem, dos dias de “Jet lag” e da tentativa de adaptação ao calor absurdo que tem feito na Suíça, encontramo-nos sentados grande parte dos nossos dias. Eu fazendo contatos, procurando trabalho e a Flavia estudando.

Interessante, depois, como algumas respostas da nossa vida aparecem de maneira inesperada. Como cristão muitas vezes as encontro na “Ceia domenical” em que, nos momentos “custosos” de introspecção ou ouvindo as palavras do Evangelho, percebo-me quase pensando e acreditando que encontrarei o “bom caminho” sozinho.

Hoje foi um dia desses… Há algumas semanas tenho sofrido um pouco com a impossibilidade de encontrar algo, um bico, alguma coisa simples pra fazer e ganhar uma grana pra pagar meus estudos do próximo ano.

Ciente que na Europa tanto a cultura como a realidade econômica são outras,  sofria mesmo assim pensando que no Brasil as coisas seriam mais fáceis, pelos contatos, pela generosidade e prontidão em ajudar da minha cultura, que coloca as regras, a lei, em segundo lugar.

Mas aqui não. A seriedade e a legalidade são culturais, mesmo se, nesses momentos, penso na ética do sistema financeiro suíço e sinto-me em uma baita contradição. Acredito que a aceitação desse cenário é cultural, mas não penso que se esse sistema existisse no Brasil as coisas seriam muito diferentes.

Enfim… voltando à missa, com todas essas angustias, me deparei com o episódio de Jesus e seus apóstolos em Cesárea de Felipe, onde Ele pergunta a eles Quem é e Pedro, tomando palavra, afirma que é o Filho de Deus, o Messias tanto esperado.

Interessante que, lembrando dos meus estudos teológicos, percebi que desse “reconhecimento” começa também o “martírio”… as dificuldades… que levam à morte e depois a ressurreição de Jesus.

Imediatamente pensei na minha vida, no meu momento atual e pude reconhecer que graças a Deus que cheguei até aqui… Foi sempre Ele quem me ajudou (duramente) a caminhar e superar cada obstáculo. Agora, o que me cabe é continuar acreditando no Amor Dele, vivendo e me doando às pessoas, pois sempre foi nisso que encontrei minha profunda realização pessoal.

O “martírio”, as dificuldades, são parte da “morte” para que depois venha a “ressureição”, a realização plena.

Sempre foi assim, mas tantas vezes eu ainda me esqueço.

Metà del viaggio

Feste, cibo, riposo, incontri con gli amici, la famiglia e sono già passate tre settimane di Brasile, metà del viaggio.

Interessante come ogni secondo vissuto ci impone la scelta binaria di: approfittare (1) o non approfittare (0) ogni cosa? e con Flavia, cerchiamo di “sommare” queste opportunità di non soltanto “stare” nel posto che sono nato, con le persone che mi hanno accompagnato tutta la vita, ma di “vivere” intensamente queste realtà con lo scopo di conoscerci sempre più in profondità.

Mi sembra che quest’ultima settimana sia stata caratterizzata dalla intensa convivenza fra noi e la mia famiglia. Difficile è stato però capire che questo processo è davvero duro, pieno di sfide, “morti”, ma è anche questo il momento da vivere queste cose. È nel fidanzamento che abbiamo la grazia di conoscerci nella libertà, nella gioia di un impegno definitivo non ancora assunto (formalmente).

Quello che mi è rimasto da questi giorni è stata, di nuovo, la gioia immensa di un amore sempre più grande, intenso, che tocca il cuore e perciò solo può venire dall’Assoluto ed avvenire in Esso.

Bello rendermi conto di una sensibile felicità quotidiana. Sentimento così nuovo, così fantastico, che dà innanzitutto significato a ogni difficoltà.

Domani partiamo per cinque giorni da Gabrão e Camila a Curitiba. Felicità indescrivibile di trovare questo fratello con Flavia e poter passare un po’ di tempo insieme.

Prima settimana in Brasile

Stare a casa dopo più di un anno di vita europea è piuttosto scoprire che ci sono delle realtà che rimangono oltre la distanza: la famiglia, soprattutto.

Nella mia prima settimana di Brasile sono stato costretto a rimanere a casa quasi tutto il tempo, nella dura attesa della mia valigia con i vestiti che è rimasta a Milano (ho scoperto ieri) e che spero arrivi nei prossimi giorni.

Comunque è stata anche un’esperienza importante “di fede”. Non capivo il perché  una cosa così semplice avrebbe potuto rovinare la mia prima settimana a casa. Dentro però c’era una spinta naturale ad andare oltre, cercare di stare aperto a piani del Signore del Cosmo che non me l’avrei aspettato.

Quindi, durante il rito domenicale cristiano (in cui già da ormai tanto tempo mi vedo “incarnato” nell’esperienza d’insicurezza degli apostoli dopo la morte del Messia, attesa di quella parusia che non si è ancora compiuta), nel tentativo di dialogo pericoretico, dopo la comunione, chiedevo la mia valigia, assumendo il mio essere miserabile, ma fiero della Sua misericordia, che sana e porta alla felicità Vera.

Ma lì, mi rendevo conto della meraviglia che è sentire Dio attraverso l’amore del prossimo (soprattutto una “prossima” specifica). Capivo che non posso essere mischino e voler “sentire” ancor qualcosa in più. L’amore c’è e si manifesta colorato nella mia vita in diverse tonalità. Difficile è poi imparare a vedere con gli occhi interiori.

Insomma, dopo la messa, in una chiamata telefonica all’Iberia (che non raccomando a nessuno) hanno finalmente trovato la mia valigia. Sembrava una risposta concreta e immediata, un’esperienza necessaria affinché io, di nuovo, mi accorgessi che ci si cammina sempre INSIEME a Lui. Un segno chiaro per le decisioni che io e Flavia vogliamo prendere per la nostra vita.

È MERAVIGLIOSO essere a casa, sentire quell’appartenere che costituisce ogni persona e che ora condivido con lei, non sono più “solo” io. Esperienza di comunione unica.

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