Durante il Congresso di Unità Arcobaleno e Bianchi, svolto a Castel Gandolfo l’ultimo fine settimana, alcuni studenti dell’ Istituto Sophia hanno cercato di testimoniare con esperienze la specificità dello studio immedesimato nella Cultura dell’Unità.

In questi quattro anni di vita dell’Istituto mi sono accorto che ancora esistono tanti pregiudizi – dalla parte di quelli che sono all’interno del Movimento del Focolari – frutto dell’ignoranza di cosa si fa a Sophia, tenendo conto della sua proposta specifica come scuola di studio e di vita.

Personalmente tanti di noi VIVIAMO nei nostri ambienti di studio e lavoro cercando di portare questa “nuova cultura”, detta “dell’unità”, però sembra che ancora pochi si sono accorti che esiste già un posto in cui si trova (e si costruisce) i fondamenti teorici che giustificano questa novità.

Dall’altra parte c’è anche la concezione personale di cosa significa l’Ideale dell’unità: Ci si può vedere Chiara Lubich «soltanto» come madre spirituale, strumento portatore di un Carisma che rende possibile un incontro individuale con Dio, cambiando la vita di ogni «figlio». Però è possibile anche adoperare un passaggio dall’ambito individuale a quello collettivo, vedendo lo stesso Carisma anche come possibilità di riposta culturale, capace di rinnovare la politica, l’economia, la comunicazione, il pensiero teologico, filosofico e ecc.

Sembra evidente che entrambi concezioni sono essenziali e complementari, ma studiare a Sophia è per me credere nel «progetto collettivo» che si nasconde dietro il Carisma dell’Unità, “incarnato” nell’esperienza di Chiara Lubich.

L’Istituto Universitario Sophia è luogo di studio. Di confronto culturale tra scuole di pensiero e la prospettiva “Chiariana”, che riprendendo il testamento di Gesù “Chi tutti siano uno” cerca di riproporlo come dinamica spirituale e principio sociale.

Chi crede in questo progetto devi venire a Sophia. Soprattutto per ridimensionare i fondamenti della propria formazione e poter suggerire nel proprio ambiente di studio/lavoro quel “nuovo”, assai atteso nel nostro mondo assetato di risposte, che noi, concretamente, lo troviamo quando viviamo “per l’unità”.